domenica 6 marzo 2016

Un vaso di coccio

Uno dei temi finanziari, ma non solo, della settimana scorsa è stato l’annuncio della fusione tra il Gruppo L’Espresso di De Benedetti e Itedi, società che controlla La Stampa e Il Secolo XIX° e che appartiene alla famiglia Agnelli e, in misura minore, alla famiglia Perrone.
L’operazione si concluderà nei primi mesi del 2017, ma gli effetti dell’integrazione si dovrebbero vedere prima, così come prima dell’anno prossimo dovrebbe realizzarsi il disimpegno della famiglia Agnelli dalla RCS, la società editrice del Corriere della Sera e della Gazzetta dello Sport.
Vi propongo un paio di articoli sulla vicenda, entrambi di giovedì 3. Il primo di Andrea Biondi e Simone Filippetti è stato pubblicato su Il Sole 24 Ore: http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2016-03-03/nasce-polo-repubblica-stampa-firmata-l-intesa-l-espresso-itedi--113819.shtml?uuid=ACrkGhgC. Il secondo, a firma di Sandro Catani, è apparso su Il Fatto Quotidiano: http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/03/03/fusione-stampa-repubblica-gli-agnelli-completano-la-ritirata-dallitalia/2515372/
Buona stampa. In entrambi i pezzi viene evidenziato come, sia pure dietro la foglia di fico del 5% che deterrà nel Gruppo L’Espresso a fine operazione (e ammesso che lo mantenga nel tempo), la famiglia Agnelli abbandona, in Italia, il settore della carta stampata. Un settore che sta vivendo un periodo di grave crisi, non diversamente da quel che accade anche in altri paesi. Nel volgere di pochi anni le tirature dei quotidiani sono scese di percentuali a due cifre, mentre il fatturato pubblicitario si contraeva marcatamente per effetto della recessione. Rispetto a quanto accaduto all’estero, forse, per gli editori italiani la situazione è stata peggiore per il predominio di Mediaset nel mercato pubblicitario e per la preferenza riservata alla televisione dagli inserzionisti.
Tra tutti gli editori di giornali, sicuramente è stata RCS a subire le conseguenze più pesanti. Un articolo di Marigia Mangano, sempre dal 24 Ore, offre un quadro preciso della situazione, che appare a dir poco critica: http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2016-03-03/rcs-l-uscita-agnelli-e-riassetto-proprietario-063758.shtml?rlabs=5.
Buona stampa. Grazie alla quale si capisce come la famiglia Agnelli, di fatto, scarichi gran parte della propria quota di RCS sugli azionisti di FCA. Voi tre non avete certo bisogno che vi spieghi la mia posizione, capite benissimo da soli cosa ne penso. Ad ogni buon conto, vi propongo di leggere o rileggere un articolo scritto per il 24 Ore da Luigi Zingales qualche settimana fa. L’argomento non era la RCS, ma se ne parla quel tanto che basta a capire perché la situazione si è tanto deteriorata: http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2016-01-31/il-rischio-manager-e-quello-borsa-081456.shtml?uuid=AC03AuKC&fromSearch.
Buona stampa. E’ difficile non essere d’accordo con Zingales quando sottolinea come la proprietà familiare e il capitalismo di relazione abbiano finito per produrre serie conseguenze in molte aziende italiane, anche quotate in borsa, quindi anche a danno dei piccoli azionisti che non hanno, ovviamente, la possibilità di opporsi alle decisioni di gruppi che, soli o in accordo tra loro, esercitano il controllo di fatto in molte società italiane.
Da lettore abituale del Corriere della Sera non posso non guardare con preoccupazione alla situazione di RCS, le cui capacità di competere su un mercato sempre più difficile si vanno riducendo. Finora non mi pare di rilevare effetti sulla qualità del quotidiano, tuttavia temo sia difficile che non subisca un deterioramento per la mancanza di risorse analoghe a quelle di cui dispongono e disporranno i concorrenti. RCS mi pare ormai il manzoniano vaso di coccio e non riesco a non essere pessimista riguardo alle prospettive del Corriere.
Un timore che credo condividano anche Paolo Mieli e Ferruccio de Bortoli, i due direttori che hanno preceduto Luciano Fontana. Soprattutto il primo scrive molti più editoriali ora di quando era alla guida del quotidiano. E anche de Bortoli è spesso presente. Posso sbagliare, ovviamente, ma sospetto che cerchino così di contribuire a tenere in rotta la barca.
A proposito di de Bortoli, ecco il suo fondo di ieri, dedicato alla distanza tra cittadini e classe politica: http://www.corriere.it/cultura/16_marzo_05/fossato-riempire-istituzioni-cittadini-dfa6d770-e249-11e5-b31b-034bb632a08d.shtml#.
Buona stampa. De Bortoli mette il dito nella piaga delle contraddizioni di un sistema politico che, contrariamente alle affermazioni di molti suoi esponenti, non sembra affatto disposto a cambiare e a colmare le distanze con i cittadini. Io direi che oltre alle distanze, soprattutto formali, di cui parla de Bortoli, sarebbe necessario colmarne anche di altra natura. Mi rendo, tuttavia, conto di commettere il solito errore, ossia aspettarmi che i somari volino o miagolino.
Ci pensa addirittura il Ministro Boschi a darmi ragione, con questa lettera con la quale, forse, intendeva replicare alle osservazioni di de Bortoli: http://www.corriere.it/opinioni/16_marzo_06/via-riforme-colmare-distanza-politica-cittadini-ministro-boschi-b24b3b6e-e301-11e5-a080-fdf627ee5982.shtml.
Nessun commento, lascio a voi decidere.
Oggi, nella guerra contro i nemici della musica, andiamo indietro nel tempo sino al XVI° secolo. Di Giovanni Pierluigi da Palestrina (http://www.treccani.it/enciclopedia/giovanni-pierluigi-da-palestrina/) vi propongo Sicut Cervus.


Restando nella stessa epoca, ma spostandoci in Inghilterra, ecco Ave Verum Corpus di William Byrd (http://www.britannica.com/biography/William-Byrd).




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